Un allevamento di Paroldo (Cn), in frazione Viora, è stato preso di mira da un branco di lupi, che hanno trascinato fuori dal recinto e sterminato una decina di pecore.
L’agguato, scrive La Stampa, sarebbe avvenuto a notte fonda. “Abbiamo chiuso come ogni sera il cancello. Non ci siamo accorti di nulla – racconta il proprietario dell’allevamento -. La mattina l’amara sorpresa: nel recinto, che ospita 250 capi, non c’era manco più una pecora. Poco lontano, nella boscaglia abbiamo ritrovato le carcasse dei capi sgozzati. Le altre le abbiamo recuperate a fatica dopo diverse ore”.
Gli attacchi alle greggi da parte dei lupi sono un problema sempre più grave. Dai primi anni ’90 si sono intensificate in Piemonte le segnalazioni di danni provocati da animali predatori alla fauna domestica attribuibili al ritorno del lupo sull’arco alpino. Alla luce di questa situazione, é giusto opporsi all’idea di controllarne la popolazione?
Nessuno vorrebbe che scomparissero i pastori ed i margari, non solo perché sono l’aspetto più “romantico” della montagna, ma anche per ragioni molto pratiche: senza di loro la montagna sarebbe ancora più spopolata, con conseguenti degrado dell’ambiente e del paesaggio ed aumento del rischio idrogeologico. Occorre quindi affrontare il problema della proliferazione dei lupi con realismo e determinazione, sapendo guardare oltre i cliché dell’animalismo politicamente corretto e della mitizzazione del lupo, quale emblema di una astratta rivincita della natura.
Mettiamoci quindi al lavoro con buon senso, abbandonando le tifoserie opposte, per guardare meglio in faccia alla realtà.
Source : Communiqué de la Confédération italienne des agriculteurs du Piémont du 23 juin 2016